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Infezioni dermatofitiche che mimano altre patologie cutanee: intervista alla Dr.ssa Laura Atzori

dermatofiti

Le dermatofitosi possono avere caratteristiche cliniche assai polimorfe e, a seguito della pubblicazione dell'articolo "Dermatophyte infections mimicking other skin diseases: a 154-person case survey of tinea atypica in the district of Cagliari (Italy)", pubblicato su International Journal of Dermatology ad aprile di quest'anno, abbiamo chiesto alla Dr.ssa Laura Atzori, primo autore, una piccola intervista che ci delucidi i risultati emersi da questo interessantissimo lavoro.

 

 

 

 

INderma: Quale dato ritiene il più importante della pubblicazione, e perché? Lo scopo principale della pubblicazione era sensibilizzare i colleghi specialisti e della medicina generale sulla difficoltà diagnostica che talvolta le infezioni da miceti possono porre e sulla necessità di non abbassare la guardia, perché come tutte le infezioni la presentazione clinica si modifica e si adatta alle caratteristiche dell’ospite, allo stile di vita e alle caratteristiche ambientali, assumendo un decorso più insidioso rispetto al passato, che simula le più comuni malattie della pelle ed il cui trattamento con creme cortisoniche e/o antibiotiche non fa che amplificare la patomorfosi.

 

INderma: Pensa che i risultati del vostro lavoro siano applicabili anche sul resto del territorio nazionale? Certamente si, in occasione di incontri tra specialisti del settore è una osservazione comune che la diagnosi delle micosi sia spesso misconosciuta, ritardata e sottostimata.

 

INderma: Trova che le dermatofitosi ricoprano troppo poco spazio nel panorama di formazione e di aggiornamento del dermatologo in Italia? I centri che in Italia si occupano effettivamente di micologia sono pochi e per quanto si possa riservare uno spazio alle dermatofitosi nel periodo di formazione specialistica, per acquisire dimestichezza con l’esecuzione e la lettura dell’esame microscopico diretto per miceti è necessario tempo e vedere periodicamente nuovi casi, o si rischia di dimenticare rapidamente ciò che si è appreso. Per quanto si possano vedere immagini e fare corsi di formazione, l’interpretazione di ciò che si vede da soli, sul vetrino, senza il confronto con un esperto al proprio fianco, lascia spesso spazio al dubbio. L’ideale sarebbe favorire la formazione di specialisti che si dedicano con costanza a questo tipo di diagnostica, che siano di riferimento sul territorio.

 

tinea-incognitoA cosa imputare l’estrema diffusione dell’infezione in una giovane donna, senza condizioni di immunodeficienza, consecutivamente visitata da diversi specialisti dermatologi nell’arco di oltre 1 anno? Nell’orientamento generale di dermatiti da contatto, eczema e dermatite psoriasiforme, un collega ha anche consigliato terapia antimicotica, senza aver fatto un esame microscopico, ma per un tempo e con modalità insufficienti ad ottenere la guarigione. In clinica dermatologica è stata inviata per eseguire una biopsia cutanea.

INderma: Durante lo svolgimento di questa imponente revisione di casistica, ha visto centinaia di dermatofitosi in tempi brevi, ha qualche insegnamento clinico da comunicare? Mantenere una mente aperta, in modo da valutare sempre il pannello più ampio di possibilità diagnostiche di fronte al singolo caso clinico. Se non si è in grado di eseguire un esame micologico nel proprio ambulatorio informarsi sulle possibilità diagnostiche nel territorio e non trascurare questo tipo di ipotesi. La terapia può richiedere tempi lunghi, soprattutto quando sono stati coinvolti i follicoli piliferi. Senza la certezza della diagnosi possiamo correre il rischio di prescrivere l’antimicotico per periodi troppo brevi, insufficienti ad eradicare l’infezione oppure effettuarla per tempi troppo lunghi in presenza di infezioni non micotiche.

 

INderma: Ci può spiegare meglio perché consigliate di sostituire il termine “Tinea incognito” con quello di “Tinea atipica”? Il termine “tinea incognito” è molto ambiguo e fa riferimento all’incapacità del medico di fare una diagnosi, con l’aggravante di avere prescritto una terapia incongrua, in genere cortisonica. In linea generale invece il termine tinea atipica include tutte quelle forme di dermatofitosi che si collocano fuori dai normali aspetti morfologici sia per atipia primaria (dovuta alla patogenicità del micete in causa, alla reazione dell’ospite, alla sede anatomica di interessamento, agli insulti chimici, fisici e meccanici) che per atipia secondaria conseguente a trattamenti inadeguati (cortisonici, associazioni antibiotico-cortisoniche, antivirali, etc..) Nelle varianti cliniche atipiche la diagnosi è più difficile, ma è comunque un evento noto, che non deve risultare “incognito” per il medico. Di fronte al sospetto clinico verrà richiesto il corretto accertamento micologico. La localizzazione dell’infezione al viso per esempio è quasi sempre atipica, per la presenza di numerose strutture anatomiche e condizioni fisiologiche che modificano la capacità invasiva del micete. La presenza di ghiandole sebacee ostacola lo sviluppo del micete grazie alla presenza di antimicotici naturali, ma la detersione quotidiana, che asporta il film idrolipidico e rende la cute secca e fragile può essere causa di atipia primaria. La maggiore vascolarizzazione del viso rispetto ad altre sedi può determinare molto spesso un’accentuazione dei fenomeni infiammatori, nascondere la risoluzione centrale ed accentuare i fenomeni di essudazione, conferendo un aspetto eczematoso. Infine, la presenza di follicoli piliferi numerosi, ma sottili e fragili, superficiali facilita il parassitamento da parte dei miceti del pelo folletto. Poiché le insidie diagnostiche della patologia micotica sono numerose si dovrebbe ricorrere con maggior frequenza agli esami micologici, soprattutto in quelle forme eritemato-desquamative, datanti da molto tempo, nelle quali precedenti terapie topiche non abbiano sortito efficacia.

Bibliografia:

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