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In crescita il rifiuto dei vaccini

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Secondo un sondaggio condotto dalla American Academy of Pediatrics (AAP), il tasso di famiglie che scelgono di non vaccinare i propri figli è cresciuto significativamente fra il 2006 e il 2013.

Il sondaggio, pubblicato online il 29 agosto e di prossima pubblicazione nella rivista Pediatrics, ha esaminato i dati provenienti da due sondaggi sui propri iscritti: uno condotto nel 2006, con 629 intervistati, e uno condotto nel 2013, con 627 intervistati.

Nel 2013, l'87% dei pediatri ha riferito di casi di rifiuto dei vaccini nei 12 mesi precedenti al sondaggio, rispetto al 74,5% rilevato nel 2006 (P < .001); inoltre, i pediatri hanno stimato che la percentuale di genitori che rifiuta di vaccinare i propri figli è passata da una media del 4,5% nel 2006 all'8,6% nel 2013 (P < .001). Il tasso di famiglie che hanno rifiutato più di una vaccinazione è salito dal 2,5% al 4,8% (P < .001).

Questi dati contrastano con quanto riportato nel "Medscape Vaccine Acceptance Report 2016", rapporto basato su un sondaggio condotto nel maggio 2016 su 1.551 pediatri e medici professionisti che si occupano di pazienti di età inferiore ai 18 anni, che riportava invece una tendenza positiva sul tema vaccinazioni: il 46% degli intervistati ha infatti riferito di una maggiore accettazione delle vaccinazioni rispetto all'anno precedente e soltanto il 42% degli intervistati ha notato una diminuzione. Oltre tre quarti degli intervistati (72%) hanno attribuito l'inversione di tendenza alla crescente preoccupazione per le malattie infettive, mentre il 44% pensa che si tratti di una conseguenza della paura del rifiuto dei bambini non vaccinati da parte di scuole, asili e campi estivi.

Lo studio condotto da AAP ha messo in luce come molti pediatri attribuiscano la crescente tendenza al rifiuto delle vaccinazioni al diffondersi della convinzione, da parte dei genitori, che l'immunizzazione non sia necessaria: 63,4% nel 2006 rispetto al 73,1% del 2013 (P = .002). Inoltre i pediatri riferiscono che l'educazione sui benefici delle vaccinazioni ha influenzato soltanto un terzo delle famiglie che avevano inizialmente deciso di rifiutare una o più vaccinazioni.

L'autrice principale, Dr.ssa Catherine Hough-Telford, pediatra presso la Pediatric Health Alliance di Tampa, si è dichiarata molto sorpresa dalla differenza nelle motivazioni addotte per il rifiuto delle vaccinazioni rilevate nel sondaggio del 2006 rispetto a quello del 2013: "Nel 2006 le ragioni più frequenti erano le preoccupazioni legate all'autismo e al thimerosal, mentre nel 2013 molte famiglie hanno rifiutato le vaccinazioni ritenendole superflue".

"I vaccini sono vittime del loro stesso successo". Sebbene la disinformazione diffusa dai media abbia giocato un ruolo chiave nel far crescere il rifiuto per i vaccini, secondo la Dr.ssa Hough-Telford "Molti dei genitori che decidono di non vaccinare i propri figi non hanno idea del potenziale devastante di malattie per le quali oggi esiste un vaccino. Nessuno di loro è stato testimone di un'epidemia di poliomielite".

L'autrice ha anche sottolineato l'alto tasso di consulenze pro-vaccinazione fornito dai medici alle famiglie (circa 95% in entrambi i sondaggi). "Come pediatri, crediamo fermamente che la vaccinazione sia un elemento cardine nella tutela della salute dei bambini e della società intera".

Per quanto riguarda le tendenze relative alla posticipazione delle vaccinazioni, nei risultati del sondaggio AAP del 2013 il 75% dei pediatri ha riferito che le famiglie posticipano la vaccinazione per preoccupazioni relative al benessere del figlio, che temono possa essere compromesso dal ricevere molteplici vaccinazioni contemporanee, mentre il 72,5% riferisce che molte famiglie sono preoccupate circa gli effetti di molteplici vaccinazioni sul sistema immunitario dei propri figli. A queste ragioni si sono poi aggiunte quelle relative alla sicurezza circa la possibilità di insorgenza di autismo (53,9%), superate tuttavia dalle preoccupazioni relative alla sicurezza dei vaccini ma non relative all'insorgenza di autismo (56,8%).

L'87,6% degli intervistati ha riferito di aver ricevuto almeno una richiesta di posticipazione della vaccinazione nei 12 mesi precedenti al sondaggio: il 7,3% delle richieste è stata limitata ad un solo vaccino, il 7,1% a più di un vaccino e il 4,3% a tutti i vaccini.

"È necessario che gli studi si concentrino sugli approcci specifici da adottare con genitori che rifiutano le vaccinazioni rispetto a quelli da adottare nel caso di genitori che desiderano posticipare la vaccinazione", scrivono gli autori.

Sebbene non siano emerse differenze significative relative all'area geografica di provenienza, sono state rilevate differenze significative relative al tipo di area residenziale: i pediatri che operano nei centri cittadini hanno avuto meno richieste di posticipazione rispetto a quelli che esercitano in aree periferiche o rurali.

Per quanto riguarda la posizione dei singoli medici, nel sondaggio del 2006 il 6,1% dei pediatri ha riferito di aver respinto alcuni pazienti per via del rifiuto dei vaccini, ma nel 2013 questa percentuale è quasi raddoppiata (11,7%).

Nel sondaggio del 2013 i pediatri che hanno respinto i pazienti che rifiutavano la vaccinazione, hanno addotto come motivazione la mancanza di fiducia fra medico e paziente nel 79,9% dei casi nel 2013 e nell'87,4% dei casi nel 2006. 

Sul tema dell'informazione circa i benefici dei vaccini, il 95,8% degli intervistati nel 2006 ha dichiarato di aver fornito consulenza ed informazioni alle famiglie contrarie alla vaccinazione, rispetto al 94% riportato nel 2013 (P= .20). I pediatri riferiscono che la percentuale di famiglie che ha cambiato atteggiamento nei confronti dei vaccini a seguito della consulenza fornita dai pediatri stessi è stata del 31,9% nel 2006 e del 34,4% nel 2013.

Gli autori sottolineano "l'importanza di un dialogo aperto con le famiglie, per comprendere le ragioni delle preoccupazioni dei genitori e per fornire la migliore informazione possibile alla famiglie che si dichiarano contrarie alla vaccinazione".

 

Riferimenti:

Pediatrics, edizione online del 29 agosto 2016; doi:10.1542/peds.2016-2127