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Staminali riducono del 50% le ulcere da piede diabetico

dabetes and podiatry

Un nuovo studio condotto in Egitto mostra come iniezioni locali di cellule staminali mesenchimali derivanti da midollo osseo autologo siano una promettente opzione terapeutica per le ulcere del piede diabetico.

Durante la presentazione dei risultati dello studio nel corso del convegno annuale 2016 della European Association for the Study of Diabetes (EASD), il Dr. Ahmed Albehairy della Mansoura University ha spiegato: "Nei pazienti che hanno ricevuto iniezioni di cellule staminali mesenchimali è stata registrata una riduzione delle ulcere significativamente maggiore rispetto a quella osservata nei pazienti sottoposti a trattamento convenzionale, tanto nel follow-up a 6 settimane che nel follow-up a 12 settimane, nonostante la dimensione iniziale delle ulcere fosse maggiore nel gruppo assegnato al trattamento con staminali".

Dopo 6 settimane, la riduzione media delle ulcere è stata del 49,9% nel gruppo trattato con staminali e del 7,67% nel gruppo di controllo (P = .001), mentre a 12 settimane la riduzione media delle ulcere è stata del 68,24% nel gruppo staminali e del 5,27% nel gruppo di controllo (P = .0001). In uno dei pazienti trattati con staminali è stata raggiunta una completa guarigione delle lesioni.

"Il miglioramento osservato nel processo di guarigione delle ulcere trattate con cellule staminali potrebbe essere dovuto all'effetto delle staminali stesse e alla loro capacità di simulare angiogenesi nel sito della ferita, di diminuire l'infiammazione e di ridurre la formazione di cicatrici", ha spiegato il Dr. Albehairy.

Il Dr. Albehairy ha poi proseguito spiegando come tra il 10% e il 15% delle ulcere del piede diabetico si rivelino resistenti al trattamento e come un quarto di queste finiscano per richiedere l'amputazione dell'arto. Egli ha anche osservato come, in passato, siano stati utilizzati diversi tipi di cellule staminali per promuovere la guarigione delle ulcere del piede diabetico (suddivise per comodità in staminali allogeniche e staminali autologhe) e come le stesse staminali mesenchimali siano state utilizzate per trattare con successo l'ischemia critica degli arti inferiori associata al diabete.

Ad esempio, uno studio condotto dai ricercatori della Tufts University e pubblicato all'inizio del 2016 ha mostrato come i fibroblasti prelevati dalle ulcere del piede diabetico potessero essere riprogrammati e riportati ad uno stato pluripotente, fornendo un deposito di cellule autologhe con le quali trattare le ulcere.

 

Risultati incoraggianti ma servono ulteriori studi

Nello studio pilota condotto dal Dr. Albehairy e colleghi, l'obiettivo è stato quello di valutare gli effetti terapeutici delle cellule staminali mesenchimali autologhe (fibroblasti maturi che possono avviare il processo di differenziazione in risposta ad uno stimolo) sul processo di guarigione delle ulcere del piede diabetico.

Lo studio ha coinvolto 20 pazienti del Mansoura Specialized Medical Hospital con ulcere da neuropatia diabetica resistente e già sottoposti a 12 settimane di terapia standard (trattamento convenzionale e raccomandazioni per la riduzione del carico sulla lesione) alla quale non avevano risposto; i pazienti sono stati assegnati randomicamente (1:1) al gruppo trattato con terapia standard (n = 10) o al gruppo trattato con terapia standard e iniezioni locali di cellule staminali mesenchimali autologhe (n = 10) per un periodo di 12 settimane.

I pazienti di ambo i gruppi avevano valori medi di HbA1c pari a 8,3% e un indice di massa corporea (BMI) medio di circa 33 kg/m2; la dimensione iniziale delle ulcere era di 4,66 cm2 nel gruppo staminali e 3,72 cm2 nel gruppo di controllo.

Per ottenere le cellule staminali mesenchimali autologhe, sono stati prelevati 40 ml di midollo osseo da ciascun pazienti assegnato al gruppo in terapia con staminali. I pazienti nel gruppo di controllo non sono stati sottoposti a questa procedura. Dopo la separazione, la caratterizzazione e la subcultura delle cellule staminali, queste sono state iniettate nel sito della lesione in otto punti diversi, in due interventi terapeutici a distanza di 7-10 giorni. Il follow-up è stato a cadenza quindicinale, per un periodo di 12 settimane.

"Non ci sono state complicazioni legate all'aspirazione del midollo osseo o all'iniezione di cellule staminali (ad eccezione del dolore durante l'aspirazione)", ha spiegato il Dr. Albehairy. "I pazienti coinvolti nello studio avevano sofferto a lungo a causa delle ulcere e si sono dichiarati disposti a partecipare allo studio se questo avesse offerto loro un potenziale miglioramento del problema, che ha un forte impatto negativo sulla qualità delle loro vite", ha proseguito.

Sono state iniettate circa 3,7x10^5 cellule staminali mesenchimali per ogni cm^2 di lesione e "c'è stata una correlazione significativa fra il quantitativo di cellule iniettato e la percentuale di riduzione della lesione ottenuta nell'arco di 6 e di 12 settimane", ha spiegato il Dr. Albehairy, che ha poi tenuto a precisare come non sia ancora stato individuato un quantitativo minimo di cellule staminali mesenchimali necessario per il raggiungimento di certi risultati terapeutici.

Riferimenti:

Convegno annuale 2016 della European Association for the Study of Diabetes, 13 settembre, Monaco di Baviera (Germania), abstract 34.