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Glucocorticoidi e ciclosporina per la sindrome di Stevens-Johnson

Stevens Johnson Syndrome

Secondo una meta analisi di recente pubblicazione, glucocorticoidi e ciclosporina sono alla base della più promettente terapia sistemica per ridurre la mortalità della sindrome di Stevens-Johnson e della necrolisi epidermica tossica.

Tuttavia, la terapia con immunoglobuline per via intravenosa non ha mostrato alcuna efficacia e non può essere raccomandata per trattare la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica, che comprende vari gradi di distacco dell'epidermide necrotica ed erosione delle mucose.

"La nostra valutazione dei dati a disposizione sulle terapie per queste due condizioni può essere utile ai medici per ottenere un miglioramento immediato delle condizioni dei pazienti", ha spiegato l'autrice principale, Dr.ssa Maja Mockenhaupt dell'università di Freiburg in Germania.

I farmaci sono la principale causa scatenante della sindrome di Stevens-Johnson e della necrolisi epidermica tossica, seguiti dalle infezioni. I ricercatori credono che la morte programmata delle cellule dell'epidermide osservata in queste patologie dermatologiche sia causata da linfociti T citotossici e mediata da citochine.

Oltre alle cruciali terapie di supporto per i sintomi dermatologici, per trattare la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica vengono usate numerose immunoterapie sistemiche per cercare di fermare la progressione della necrosi cutanea, ma a causa della rarità di queste reazioni, spesso fatali, mancano dati a supporto della standardizzazione di un protocollo di trattamento. "La nostra indagine sulle immunoterapie usate nei casi di sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica vuole rappresentare un passo avanti verso la definizione di un protocollo di trattamento", ha chiarito la Dr.ssa Mockenhaupt.

L'autrice principale fa inoltre notare come "gli studi precedenti sull'efficacia delle immunoterapie nel quadro della sindrome di Stevens-Johnson e della necrolisi epidermica tossica hanno analizzato campioni limitati, senza una valutazione comparativa e stratificata".

Per capire come le terapie sistemiche influissero sulla sopravvivenza rispetto alle terapie di supporto, i ricercatori hanno analizzato la letteratura medica, restringendo infine la loro analisi a 96 studi, per un totale di 3.248 pazienti. Alcuni pazienti sono stati sottoposti contemporaneamente alla terapia sistemica e alle terapie di supporto. Le terapie farmacologiche analizzate comprendevano sostanze quali: glucocorticoidi, immunoglobuline per via intravenosa, ciclosporina, plasmaferesi, talidomide, ciclofosfamide, inibitori del fattore di necrosi tumorale e/o fattori stimolanti le colonie di granulociti.

Come si legge nell'articolo pubblicato il 22 marzo 2017 nell'edizione online di JAMA Dermatology, "dalle analisi dei dati aggregati provenienti dagli studi e dalle analisi dei dati dei singoli pazienti, che si sono avvalse di tre diversi modelli, è emerso che i glucocorticoidi sono stati associati a un innalzamento della sopravvivenza secondo tutti e tre i modelli di analisi, sebbene il beneficio sia risultato statisticamente rilevante soltanto in un modello (odds ratio 0,7)".

Secondo l'analisi dei dati relativi ai pazienti coinvolti in uno studio condotto da ricercatori francesi, anche la ciclosporina è associata a un miglioramento della sopravvivenza (odds ratio 0,1). Gli autori sottolineano come fra i 40 pazienti trattati con ciclosporina non si sia verificato alcun decesso. Nessuno degli altri trattamenti, incluse le immunoglobuline per via intravenosa, è stato associato a una riduzione della mortalità.

La Dr.ssa Mockenhaupt ha dichiarato che il suo team di ricercatori non è stato affatto sorpreso dai risultati: "Sapevamo già che i nostri colleghi francesi avevano ottenuto ottimi risultati con la terapia a base di ciclosporina, risultati superiori a quelli pubblicati nel loro studio del 2010", ha spiegato, “Mentre i dati sui benefici della terapia a base di glucocorticoidi provengono dal nostro database nazionale".

I trattamenti immunomodulatori sembrerebbero in grado di arrestare la progressione della malattia, "specialmente quando vengono somministrati tempestivamente", ha spiegato la Dr.ssa Mockenhaupt: "La ciclosporina sembra essere il candidato più promettente da questo punto di vista e alcuni degli studi analizzati dimostrano come essa sia in grado di fermare la progressione del distaccamento cutaneo, mentre per i glucocorticoidi è stato dimostrato un beneficio generico non meglio specificabile".

Tuttavia, "la terapia immunomodulatrice non può rimpiazzare le terapie di supporto studiate da un team multidisciplinare, che rappresentano un elemento fondamentale della gestione dei pazienti affetti da sindrome di Stevens-Johnson o necrolisi epidermica tossica", ha concluso l'autrice principale dello studio.

Riferimenti:

Zimmermann S, Sekula P, Venhoff M, Motschall E, Knaus J, Schumacher M, Mockenhaupt M. — "Systemic Immunomodulating Therapies for Stevens-Johnson Syndrome and Toxic Epidermal Necrolysis, a Systematic Review and Meta-analysis", JAMA Dermatology, edizione online del 22 marzo 2017; doi:10.1001/jamadermatol.2016.5668