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Reazioni entusiastiche per la nuova combinazione contro il melanoma

melanoma 3

Più di un esperto indipendente ha definito "promettenti ed emozionanti" i risultati dell'aggiunta di inoximod, un inibitore del pathway dell'enzima IDO (indoleamina-2,3-diossigenasi), al trattamento standard a base di pembrolizumab in pazienti con melanoma avanzato nell'ambito di uno studio di fase 2.

I risultati dello studio denominato "NLG2103", presentati il 4 aprile 2017 nel corso del congresso annuale dell'American Association for Cancer Research (AACR), sono "stupefacenti" anche secondo il parere della Dr.ssa Laura Q.M. Chow, relatrice dello studio e ricercatrice presso la University of Washington, di Seattle.

"Crediamo che si tratti del più grande database accessibile al pubblico sui pazienti con melanoma trattati con inibitori IDO", ha commentato il ricercatore principale, Dr. Yousef N. Zakharia, della University of Iowa, di Iowa City. "I dati supportano il passaggio alla fase 3 dello sviluppo di una combinazione di indoximod/ pembrolizumab per il trattamento del melanoma in stadio avanzato", ha aggiunto.

Tra i 60 pazienti che è stato possibile valutare, trattati con la terapia combinata, il tasso di risposta globale (ORR) è stato del 52% e il tasso di controllo della malattia (DCR) è stato del 73%. Il Dr. Zakharia, seppur prendendo le distanze da qualsiasi tipo di comparazione diretta, ha tenuto a sottolineare come lo studio di fase 3, denominato KEYNOTE-006, che ha portato all'approvazione della terapia mono-agente a base di pembrolizumab, abbia avuto un tasso di risposta globale del 33%. È bene ricordare anche che gli studi condotti in precedenza sugli inibitori dei checkpoint immunitari hanno mostrato un livello di tossicità molto più alto.

Questo studio multicentrico, in aperto e a braccio singolo è stato condotto su 102 pazienti con melanoma metastatico non resecabile: i pazienti sono stati trattati con un inibitore dei checkpoint (pembrolizumab, ipilimumab o nivolumab, secondo la scelta del loro medico curante) in combinazione con indoximod, 1.200 mg due volte al giorno, fino al raggiungimento della tossicità o di una progressione.

"La maggioranza dei pazienti aveva una malattia al IV stadio, metà di essi avevano una malattia di stadio 1C (ossia con metastasi distanti, che interessavano l'esterno del polmone e i linfonodi) e nessuno di essi era stato sottoposto in precedenza a una terapia con inibitori dei checkpoint", ha spiegato il Dr. Zakharia. La maggior parte dei pazienti (n = 94) sono stati trattati con la combinazione pembrolizumab/indoximod.

Va sottolineato che i pazienti con melanoma oculare (n = 9) non sono stati esclusi dallo studio: "Come ben sappiamo, il melanoma oculare è una malattia aggressiva che non risponde ai trattamenti sistemici attualmente disponibili", ha chiarito il Dr. Zakharia. "Se avessimo escluso questo sottogruppo di pazienti, il tasso di risposta globale sarebbe stato del 59% mentre il tasso di controllo della malattia sarebbe stato dell' 80%".

"Questo è un incredibile miglioramento rispetto ai tassi di risposta osservati fino a questo punto negli studi clinici condotti sull'uso inibitori IDO o pembrolizumab usati singolarmente", ha commentato il Dr. Vilgelm.

"Se i tassi di risposta e i profili di sicurezza verranno confermati anche in coorti più grandi, significherebbe che la combinazione di pembrolizumab e indoximod può effettivamente migliorare gli esiti per i pazienti con melanoma, senza ridurre la qualità della loro vita. Questi primi risultati sono estremamente interessanti, anche se servono studi su campioni più grandi per verificare l'efficacia e la sicurezza delle terapie che combinano inibitori IDO e agenti anti-PD-1".

Anche il Dr. Louis M. Weiner, direttore del Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center di Washington e moderatore della conferenza stampa, ha definito i risultati "sorprendentemente incoraggianti": "ci troviamo di fronte a un esempio di terapia che si avvale di sostanze pensate per essere usate in combinazione (con un vasto corpo di letteratura scientifica a supporto) e che sembra essere in grado di offrire un'opzione terapeutica efficace contro il melanoma. Dal punto di vista scientifico, si tratta di una scoperta epocale".

 

Riferimenti:

Congresso annuale 2017 della American Association for Cancer Research (AACR), Abstract CT117, presentato il 4 aprile 2017