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Gonfiore dei linfonodi: linfoma o reazione al tatuaggio?

case study

L'interessante caso di una paziente australiana con sintomatologia compatibile con linfoma, che si è rivelata essere affetta da linfoadenite granulomatosa insorta in seguito a una reazione ai pigmenti da tatuaggio.

Gli autori dell'articolo, pubblicato nell'edizione del 3 ottobre di Annals of Internal Medicine, descrivono il caso di una donna di 30 anni, con ingrossamento bilaterale dei linfonodi protrattosi per oltre due settimane.

L'esame fisico ha confermato la presenza di due masse dalla consistenza gommosa di circa 1,5 cm di diametro nei cavi ascellari della paziente. La paziente presentava anche un tatuaggio di grandi dimensioni sulla schiena, risalente a 15 anni prima, e un secondo tatuaggio, più recente, sulla spalla sinistra.

La tomografia a emissione di positroni ha rivelato molteplici linfonodi ingrossati nelle aree ascellari e mediastiniche, "con un picco di assorbimento standardizzato di 17,7 e dimensioni massime di 13 × 23 mm". I risultati sono stati considerati "indicativi di linfoma", poiché, come spiegato dal Dr. Christian Bryant, coautore dell'articolo e afferente al Royal Prince Alfred Hospital di Sydney, "questo tipo di quadro clinico indica, nel 99% dei casi, un linfoma".

Tuttavia non erano presenti altri sintomi quali febbre, vampate di calore notturne, perdita di peso o problemi respiratori. La paziente è non fumatrice, ha una storia clinica di emicranie e si è sottoposta, circa 10 anni prima, a un intervento di mastoplastica additiva. Inoltre, la paziente non assume alcun medicinale, fatta eccezione per dei contraccettivi ormonali.

Un'aspirazione ad ago fine si è rivelata inconcludente e una successiva biopsia con escissione del nodo ascellare sinistro ha rivelato un nodo nero ingrossato (28 × 17 × 13 mm). L'esame microscopico ha evidenziato che la struttura del nodo era stata sostituita da granulomi epitelioide con cellule giganti multinucleate. Ulteriori analisi alla ricerca di micobatteri, funghi e malignità hanno dato risultati negativi.

È a questo punto che gli autori hanno considerato la possibilità che i pigmenti usati nei tatuaggi potessero aver causato una reazione infiammatoria a carico del derma e dell'epidermide, che può a volte portare a linfoadenopatia locale, come documentato in più casi, fra cui uno in cui la reazione si è verificata a 30 anni di distanza dal tatuaggio. In questi casi, scrivono gli autori, "la linfoadenopatia è stata inizialmente scambiata per un tumore maligno, in particolare per un melanoma".

In un articolo pubblicato a luglio 2015 in Obstetrics & Gynecology viene riferito il caso di una paziente con cancro della cervice in cui il pigmento dei numerosi tatuaggi era migrato nei linfonodi ed era stato, erroneamente, scambiato per metastasi. Altri casi riferiscono della migrazione dell'inchiostro per tatuaggi verso i nodi regionali di pazienti con cancro della mammella, melanoma, seminoma e carcinoma a cellule squamose della vulva.

In un recente articolo, abbiamo visto come i pigmenti usati per i tatuaggi possano migrare dalla pelle ai linfonodi, causando un ingrossamento permanente. La relazione fra tatuaggi e cancro rimane, tuttavia, ancora da chiarire a causa della scarsità di studi sugli effetti a lungo termine dei pigmenti per tatuaggi.

 

Riferimenti:

Othman J., Robbins E., Lau E.M., Mak C., Bryant C. — Tattoo Pigment–Induced Granulomatous Lymphadenopathy Mimicking Lymphoma. Annals of Internal Medicine, edizione online del 3 ottobre 2017; doi: 10.7326/L17-0424