In evidenza: Primo Incontro AITEB — Associazione Italiana Terapie Estetiche con Botulino

L’Associazione Italiana Terapie Estetiche con Botulino (AITEB) è nata due anni fa con…

La Corte Americana: la dismorfofobia può invalidare il consenso informato

dismorfofobia2I Numeri

Il 16% dei pazienti dei chirurghi plastici e medici estetici americani soffrono del disturbo dismorfo fobico.

I dermatologi e gli altri professionisti del settore dovranno sempre tenere in grande considerazione la salute mentale del paziente.

 

Il Fatto

Una signora di 40 anni Americana, paziente del dermatologo in questione, si è sottoposta molte volte impianti di filler, anche di marche differenti, tossina botulinica e altre apparecchiature per l’estetica.

Ogni tre mesi circa la paziente si recava dal dottore per affrontare un nuovo trattamento estetico, da 15 anni.

L’anno passato la paziente ha avuto una necrosi cutanea da filler che ha esitato in una cicatrice permanente e sfigurante del volto. La donna è rimasta psicologicamente “devastata“.

Anche se il dottore ha condiviso la preoccupazione della paziente, le ha ricordato che nel corso degli ultimi 15 anni lei stessa aveva firmato i moduli di consenso — che documentano il rischio di formazione di cicatrici a causa dei vari procedimenti cosmetici — innumerevoli volte.

La paziente ha cercato quindi una seconda opinione da un chirurgo plastico e da un altro dermatologo, i quali hanno affermato che il dottore aveva sbagliato ad effettuare quelle metodiche poichè la paziente soffriva di disturbo dismorfo fobico e dunque avrebbe dovuto inviarla per un consulto psichiatrico e rifiutarsi di eseguire i trattamenti estetici.

A questo punto la paziente si è rivolta ad un legale che ha intentato causa al medico sulla base del fatto che il disturbo di dismorfofobia rende il consenso informato non valido.

Il medico è stato condannato a risarcire la paziente.

Il punto nella nostra professione

Anche se il disturbo dismorfofobico è presente nel 1% circa della popolazione in Italia, nella casistica dei professionisti dell’estetica questa prevalenza sale di molte volte (in America è stimata all’1% nella popolazione, al 16% nei pazienti dei chirurghi plastici).

Anche in Italia la legge permetterebbe una sentenza come quella della corte americana, dunque è necessaria una attenzione maggiore nella valutazione psicologica del paziente da parte del medico.

L’aiuto di INderma

Ricordiamo ai colleghi che iscritti di INderma che esistono alcuni esperti del settore disponibili ad aiutarci con pazienti di questo tipo, e che per sua scelta INderma, rende le consulenze fra professionisti assolutamente riservate.