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Capelli rossi: rischio di melanoma indipendente dall'esposizione solare

MC1R red hair

Le varianti di MC1R sono state identificate come un fattore di rischio indipendente per il melanoma.

secondo uno studio caso-controllo pubblicato il 6 aprile in JAMA Dermatology, specifiche varianti del gene per il recettore della melanocortina 1 (MC1R) che conferiscono capelli rossi, lentiggini e pelle diafana comportano un rischio due volte superiore di melanoma, indipendentemente dall'esposizione ai raggi ultravioletti.

Il collegamento fra esposizione ai raggi solari e tumori cutanei è stato evidenziato più volte, ma è il collegamento è meno forte per quanto riguarda il melanoma che per altre patologie, come il carcinoma baso-cellulare o il carcinoma a cellule squamose.

Studi pre-clinici mostrano invece un alto rischio di melanoma, anche in assenza di esposizione ai raggi UV, nei topi che presentano certe varianti (alleli) del gene MC1R. Negli esseri umani, questi alleli sono comuni nelle persone di fototipo I (persone inclini alle scottature solari, che non si abbronzano, con pelle chiara e capelli biondi o rossi, occhi blu e lentiggini).

Nel loro studio, la Dr.ssa Judith Wendt, dell'Università di Vienna, e colleghi hanno esteso la validità delle osservazioni degli studi condotti su topi anche agli essere umani, evidenziando la predisposizione genetica di questo tipo di pazienti ad un alto rischio di melanoma e sottolineando come in questi pazienti evitare l'esposizione al sole non sia sufficiente.

Per quanto concerne il rischio melanoma, separare i fattori genetici da quelli ambientali si è dimostrato più difficile nella popolazione umana rispetto a quella murina perché "gli esseri umani escono all'aperto e sono esposti ai raggi solari", ha spiegato il Dr. David E. Fisher, direttore del Cutaneous Biology Research Center presso il Massachusetts General Hospital di Boston.

Il Dr. Fisher è stato coinvolto in uno dei sopracitati studi su topi (Nature. 2012;491:449-453) e insieme alla Dr.ssa Elisabeth M. Roider, del Massachusetts General Hospital, ha redatto un editoriale di accompagnamento alla pubblicazione dello studio.

Il Dr. Fisher ha sottolineato come il nuovo studio fosse stato "progettato in maniera molto intelligente: in modo da valutare il danno cutaneo creato dalle radiazioni solari per poi poter normalizzare i risultati per scottature e altri danni cutanei attribuibili all'esposizione ai raggi UV". Una volta normalizzati i dati, i ricercatori hanno cercato di capire se le persone dai capelli rossi risultassero comunque esposte ad un rischio più alto rispetto al resto della popolazione.

Il recettore della melanocortina 1, prodotto in risposta all'ormone che stimola i melanociti e che viene secreto in risposta all'esposizione ai raggi UV, è responsabile dell'equilibrio fra eumelanina e feomelanina nella pelle.

Una deficienza di MC1R favorisce la produzione di feomelanina, che conferisce una colorazione rossa ai capelli e chiara alla pelle, tipica del fototipo I e associata ad una più bassa protezione nei confronti dei raggi solari.

A partire dal 1990, sempre più studi hanno associato la presenza di varianti genetiche disfunzionali di MC1R ad un maggior rischio di melanoma, ma fino ad oggi si era pensato che questa associazione derivasse appunto dal maggior rischio di danni cutanei al quale è esposta questa popolazione in presenza di raggi UV.

Nel corso dello studio, la Dr.ssa Wendt e colleghi hanno esaminato 991 pazienti affetti da melanoma e 800 soggetti di controllo provenienti dal database dello studio Molecular Markers of Melanoma. I ricercatori hanno suddiviso i partecipanti in base al genotipo: cinque varianti ad alto rischio (R) e cinque varianti a basso rischio (r), altre varianti sono state rappresentate come 0.

I ricercatori hanno innanzitutto considerato l'associazione fra scottature solari (12 nel corso della vita o più di 10 prima dei 20 anni) e/o sintomi di grave danno attinico e il rischio di melanoma. Successivamente, tramite analisi multi-variabile è stato valutato il ruolo del genotipo MC1R nel rischio di melanoma, correggendo per numero di scottature e danno attinico. Tutti i risultati sono stati corretti per età e sesso.

I risultati hanno evidenziato che un numero di scottature superiore a 12 nel corso della vita aumenta il rischio di melanoma (odds ratio [OR] 2,20; intervallo di confidenza [CI] 95%, 1,63 — 2,96; P < .001) come anche un numero di scottature pari o superiore a 10 prima dei 20 anni (OR 2,19; CI 95%, 1,73 — 2,78; P < .001). Anche il danno attinico è risultato essere associato ad un maggior rischio di melanoma.

I ricercatori hanno inoltre scoperto che il numero di varianti R e r aumenta significativamente il rischio di melanoma. Individui con due o più (R o r) variazioni sono esposti ad un rischio due volte più alto rispetto agli individui con varianti wild type (OR 2,13; CI 95%, 1,66 — 2,75; P < .001).

R è stato associato ad un aumento del rischio di melanoma sia quanto è presente in doppia copia negli omozigoti (R/R) che in scenari eterozigoti con variante r (R/r) o variante wild type (R/0). La variante r è stata associata ad un aumento del rischio quando omozigota (r/r) e quando associata a variante wild type (r/0).

Il genotipo MC1R è emerso come fattore di rischio significativo per il melanoma dopo la correzione per scottature e danni alla pelle, associazione che persiste nelle diverse combinazioni di varianti di rischio, oltre che in diverse aree cutanee.

La scoperta di un secondo meccanismo che influisce sul rischio di melanoma "non rende certo meno importante il ruolo della radiazione UV. Crediamo anzi che la pigmentazione rossa amplifichi gli effetti dannosi della radiazione UV, rendendola ancor più pericolosa", ha commentato il Dr. Fisher.

"Questo non significa che siano necessari test genetici, poiché i pazienti che appartengono a questo fototipo sono già coscienti del rischio", ha proseguito il Dr. Fisher: "ma il fatto che il genotipo rappresenti un fattore di rischio indipendente dall'esposizione fa si che debbano essere considerate a rischio anche quelle zone della pelle che non vengono abitualmente esposte ai raggi UV".

"I pazienti devono svolgere auto-esami regolari e prestare attenzione anche alle aree che restano coperte dai vestiti", ha spiegato. Il consiglio è quello di evitare il sole durante le ore più calde della giornata e di non fidarsi ciecamente delle creme solari poiché esse proteggono dalle scottature e non dai tumori.

Lo studio non è tuttavia privo di limiti: il numero di scottature è stato calcolato basandosi sulla memoria dei singoli pazienti e la popolazione di controllo era composta da pazienti dell'ospedale.

Riferimenti:

JAMA Dermatology, edizione online del 6 aprile 2016; doi:10.1001/jamadermatol.2016.0050