Il fumo, un'abitudine pericolosa per la pelle
Siamo tutti ben consapevoli dell'associazione causale fra l'esposizione alle radiazioni UV e i tumori della pelle, e mettiamo costantemente in guardia i nostri pazienti circa i rischi di esposizione al sole.
Nel numero di agosto di questa rivista, Leonardi-Bee e altri hanno pubblicato un importante revisione sistematica ed una meta-analisi degli effetti del fumo sul rischio del tumore cutaneo non melanoma.
Il loro studio ha chiaramente dimostrato che il fumo aumenta il rischio di carcinoma cutaneo a cellule squamose, anche se non sembra modificare il rischio di carcinoma a cellule basali. Verkouteren e Nijsten, nei commenti pubblicati sullo stesso numero, mettono in luce le implicazioni pratiche delle scoperte e spiegano come si traducono nella pratica clinica. Gli autori di questo commento, giustamente, sollecitano a trarre vantaggio da questa associazione e di "collaborare con i programmi di cessazione dell'abitudine al fumo come elemento di cura ottimale per il paziente", suggerendo che "i medici potrebbero avvalersi dell'esperienza attuale sul cancro per motivare i pazienti ad interrompere il fumo, un'azione che determinerebbe importanti benefici per la salute".
Storia della pubblicazione:
Titolo: Smoking, a Dangerous Habit for the Skin
Rivista: JAMA Dermatol. 2013;149(3):366-367. doi:10.1001/jamadermatol.2013.2653
Autori: Ronni Wolf
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Abstract:
We are all acutely aware of the causal association of UV radiation exposure and skin cancers, and we warn our patients about the hazards of sun exposure. In the August issue of this journal, Leonardi-Bee et al1 published an important systematic review and meta-analysis on the effects of smoking on the risk of nonmelanoma skin cancer. Their study clearly demonstrated that smoking increases the risk of cutaneous squamous cell carcinoma, although it does not appear to modify the risk of basal cell carcinoma. Verkouteren and Nijsten,2 in commentary published in the same issue, shed light on the practical implications of the findings and explain how they translate into clinical practice. The authors of this comment justifiably urge us to take advantage of this association and “collaborate with smoking cessation programs as an element of good patient care,”2 suggesting that “physicians could make use of the current cancer experience in motivating patients to discontinue smoking, which has many additional important health benefits.”2