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Rosacea collegata ad un aumento del rischio di Parkinson

rosacea cheek

Un recente studio mostra come i pazienti affetti da rosacea siano esposti ad un rischio significativamente più alto di essere affetti dal morbo di Parkinson.

La rosacea è una condizione cronica a carattere infiammatorio che interessa fra il 5% e il 10% della popolazione bianca, essa si manifesta sul viso con persistente arrossamento, talvolta accompagnato da papule e pustole. Lo studio in oggetto ha anche mostrato un'associazione inversa fra la terapia con tetraciclina e il morbo di Parkinson.

"Sebbene si sia finora pensato che la rosacea fosse limitata alle sue manifestazioni cutanee, i risultati di questo studio suggeriscono che questa condizione possa avere delle implicazioni a livello sistemico, fra cui il rischio di disordini neurologici", ha spiegato l'autore principale dello studio, Dr. Alexander Egeberg, afferente al dipartimento di Dermatologia e Allergologia degli ospedali Herlev e Gentofte di Copenhagen.

"La rosacea dovrebbe essere considerata più di un semplice problema estetico", ha concluso. Lo studio è stato pubblicato il 21 marzo nell'edizione online di JAMA Neurology.

A partire dai dati disponibili nei registri amministrativi, i ricercatori hanno esaminato l'intera popolazione danese maggiorenne per un periodo di 15 anni, dal gennaio del 1997 al dicembre del 2011.

La coorte comprendeva 5.472.745 individui. Nello studio sono stati coinvolti 68.053 pazienti con rosacea (38.305 con rosacea moderata e 29.748 con rosacea grave) e 5.404.692 soggetti di riferimento.

I ricercatori hanno determinato il grado di gravità della rosacea sulla base del tipo di trattamento impiegato: il metronidazolo topico è stato considerato indicativo di rosacea moderata, mentre l'uso di tetraciclina orale è stato considerato indicativo di rosacea da moderata a grave.

Il tasso di incidenza (per 10.000 persone-anno) del morbo di Parkinson nella popolazione con rosacea è stato pari a 7,62 (intervallo di confidenza 95%; 6,78 — 8,57) rispetto al valore di 3,54 (intervallo di confidenza 95%; 3,49 — 3,59) per la popolazione di riferimento. Inoltre l'insorgenza del morbo di Parkinson si è verificata in media 2,4 anni prima nei pazienti con rosacea rispetto alla popolazione di riferimento.

Il rapporto grezzo fra i tassi di incidenza del morbo di Parkinson per 10.000 persone-anno è stato di 2,15 (intervallo di confidenza 95%; 1,91 — 2,42) nel gruppo rosacea rispetto alla popolazione di riferimento. Dopo le correzioni per età, sesso, status socioeconomico, uso di alcol e tabacco, comorbidità e farmaci, il tasso di incidenza è risultato pari a 1,71 (intervallo di confidenza 95%; 1,52 — 1,92). I valori sono stati simili per uomini e donne e il tasso di incidenza per il morbo di Parkinson è stato simile nelle popolazioni con rosacea moderata e rosacea grave.

 

Rosacea oculare

Analisi di sensibilità hanno mostrato una tendenza all'aumento del rischio nei pazienti con rosacea oculare. "Il termine rosacea dovrebbe essere impiegato in modo generico per riferirsi ai diversi sottotipi di questa malattia ed è possibile che i pazienti con rosacea oculare siano un gruppo particolarmente a rischio", ha spiegato il Dr. Egeberg. Tuttavia, egli ha tenuto a sottolineare come questi risultati siano di natura "speculativa" data la qualità dei dati disponibili.

Per evitare errori di classificazione o diagnosi errate, i ricercatori hanno condotto un'analisi per escludere i pazienti con rosacea che avessero ricevuto prescrizioni per ketoconazolo o corticosteroidi topici, che rappresentano i trattamenti più diffusi in Danimarca per la dermatite seborroica. I risultati hanno mostrato essenzialmente gli stessi tassi di incidenza per il morbo di Parkinson.

I ricercatori hanno anche osservato una leggera riduzione del rischio per i pazienti trattati con tetracicline. Questi agenti vengono usati da decenni per il trattamento della rosacea.

Un potenziale effetto neuroprotettivo della tetraciclina è stato suggerito dai modelli animali e dai risultati di uno studio clinico randomizzato di fase 2 in doppio cieco sull'efficacia e sicurezza della minociclina (una tetraciclina) nei pazienti con morbo di Parkinson al primo stadio.

Il Dr. Egeberg ha dichiarato che "la ridotta insorgenza di Parkinson osservata nei pazienti trattati con tetracicline è interessante e invita a condurre studi randomizzati volti a comprendere il ruolo giocato da questa classe di farmaci nel contesto del morbo di Parkinson".

Un meccanismo fisiopatologico plausibile che collega la rosacea con il morbo di Parkinson riguarda le metalloproteinasi della matrice (MMP), enzimi coinvolti nel rimodellamento dei tessuti, nello sviluppo degli organi e nella regolazione dei processi infiammatori.

"La pelle colpita da rosacea mostra una sovraregolazione delle citochine, proteine importanti per la segnalazione cellulare, e manifesta una maggiore attivazione ed espressione delle MMP", ha continuato il Dr. Egeberg. "È anche importante considerare come le MMP siano coinvolte nella patogenesi del Parkinson e di altre condizioni neurodegenerative, per via del ruolo da loro giocato nella perdita di cellule cerebrali che producono dopamina".

Tuttavia, il Dr. Egeberg sottolinea come gli effetti delle tetracicline sul morbo di Parkinson siano al momento ancora ipotetici e come sia necessario che essi vengano confermati da studi clinici randomizzati prima che possa essere stabilito un nesso causale.

Altri meccanismi potrebbero essere all'opera, ad esempio, tanto la rosacea quanto il morbo di Parkinson sono stati associati con la proliferazione batterica intestinale e l'infezione da Helicobacter pylori.

Non è chiaro da questo studio se i pazienti con morbo di Parkinson siano ad alto rischio per la rosacea, anche se secondo il dottor Egeberg è "un quesito interessante". Egli ha aggiunto in proposito che uno studio tedesco che ha esaminato 70 pazienti con morbo di Parkinson ha rilevato che il 18,6% di loro era anche affetto da rosacea. "Ma non è possibile determinare se la rosacea abbia preceduto il morbo di Parkinson o viceversa".

 

Accorgimenti tempestivi

il Dr. Egeberg ha tenuto a sottolineare che, solo perché un paziente è affetto da rosacea, non significa necessariamente che svilupperà il morbo di Parkinson; "tuttavia, presso il nostro ospedale abbiamo notato un aumento dell'incidenza di malattie neurologiche nei pazienti con rosacea ed è importante che se i pazienti sviluppano sintomi neurologici essi vengano tempestivamente indirizzati verso un consulto neurologico".

In un editoriale di accompagnamento, il Dr.Thomas S. Wingo, del dipartimento di Neurologia della Emory University di Atlanta in Georgia, ha detto che una limitazione dello studio è che i pazienti con rosacea si rivolgono più spesso ai medici rispetto alla popolazione di riferimento e questo potrebbe tradursi in una diagnosi di Parkinson più tempestiva, anche se egli stesso rileva che tanto i medici generici quanto i dermatologi non prestano particolare attenzione alla presenza di disturbi neurologici.

"Inoltre i sintomi del morbo di Parkinson vengono spesso rilevati dagli stessi pazienti, il che rende meno probabile che i risultati siano influenzati da pregiudizi diagnostici".

Un'altra considerazione "di minor riguardo" è che il rossore del viso associato alla rosacea può essere visto come un segnale di neuropatia autonomica nel contesto di una diagnosi di Parkinson, anche se è improbabile che la diagnosi avvenga unicamente sulla base di questo sintomo.

La scoperta più interessante, secondo il Dr. Wingo, è quella che mostra come l'uso di tetraciclina sia associato ad una riduzione del rischio di Parkinson, una scoperta che merita ricerche più approfondite. "In particolare, sarebbe interessante capire l'associazione temporale tra l'uso di tetraciclina e l'effetto sul rischio di Parkinson".

Riferimenti:

JAMA Neurology, edizione online del 31 marzo; doi:10.1001/jamaneurol.2016.0022