Associazione tra l'assunzione di acidi grassi polinsaturi n-3 e la gravità del foto-invecchiamento della pelle in una popolazione caucasica di mezza età
Da molto tempo siamo a conoscenza che l'assunzione di acidi grassi polinsaturi (PUFAs) n-3 a catena lunga si associa ad una ridotta sensibilità eritemica agli UVB, ma finora non è mai stata studiata la loro relazione con il foto-invecchiamento.
Obiettivo
Studiare l'associazione tra l'assunzione giornaliera dei PUFA n-3 e la gravità del foto-invecchiamento cutaneo.
Metodi
È stato condotto uno studio cross-sezionale su 2919 soggetti di età compresa tra i 45 e i 60 anni provenienti della coorte SU.VI.MAX. Al basale, alcuni ricercatori addestrati hanno classificato la gravità del foto-invecchiamento del viso utilizzando, durante la valutazione clinica, una scala validata con 6 gradi. È stata valutata anche l'assunzione dell'acido α-linolenico (ALA), eicosapentaenoico (EPA), docosapentaenoico (DPA) e dell'acido docosaesaenoico (DHA) dalle fonti alimentari impiegando, durante i primi due anni e mezzo di follow-up, dieci questionari per registrare la dieta nelle 24 h.
Risultati
Dopo l'aggiustamento per i possibili fattori confondenti, abbiamo trovato che il foto-invecchiamento grave si associa inversamente alla maggiore assunzione di ALA negli uomini e ad una maggiore assunzione di EPA nelle donne. Quando si considerano le diverse fonti alimentari di ALA per gli uomini, ne risulta un'associazione inversa tra il foto-invecchiamento grave e gli ALA degli oli vegetali, nonché con gli ALA della frutta e della verdura; mentre non si osserva alcuna associazione con gli ALA dei latticini. Inoltre nelle donne abbiamo scoperto che gli ALA provenienti dagli oli vegetali si legano inversamente al foto-invecchiamento.
Conclusioni
Questi risultati suggeriscono un possibile effetto beneficio dei PUFAs n-3 sull'invecchiamento cutaneo. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi epidemiologici per confermare i nostri risultati e per acquisire ulteriori conoscenze dei meccanismi sottostanti.
Storia della pubblicazione:
Titolo: Association between dietary intake of n-3 polyunsaturated fatty acids and severity of skin photoaging in a middle-aged Caucasian population
Rivista: Journal of Dermatological Science. Volume 72, Issue 3 , Pages 233-239, December 2013
Autori: Julie Latreille, Emmanuelle Kesse-Guyot, Denis Malvy, Valentina Andreeva, Pilar Galan, Erwin Tschachler, Serge Hercberg, Christiane Guinot, Khaled Ezzedine
Affiliazioni:CE.R.I.E.S. (Research Centre on Human Skin of CHANEL), Neuilly sur Seine, France UMR U, INSERM/U INRA/CNAM, University Paris /Centre of Research on Human Nutrition Ile de France, Paris/Bobigny, France
Abstract:
Background Intake of long-chain n-3 polyunsaturated fatty acid (PUFAs) supplementation has been reported to be associated with reduced UVB-erythemal sensitivity, but their relationship to photoaging has not been studied to date. Objective To investigate associations between daily n-3 PUFA intake and the severity of skin photoaging. Methods A cross-sectional study was conducted on 2919 subjects aged 45–60 years from the SU.VI.MAX cohort. At baseline, trained investigators graded the severity of facial skin photoaging using a validated 6-grade scale during a clinical examination. Intake of α-linolenic (ALA), eicosapentaenoic (EPA), docosapentaenoic (DPA), and docosahexaenoic acids (DHA) were evaluated by dietary source using ten 24-h dietary record questionnaires during the first 2.5 years of the follow-up period. Results After adjustment for possible confounders, severe photoaging was found to be inversely associated with higher intake of ALA in men and with higher intake of EPA in women. When considering the different food sources of ALA for men, an inverse association appeared between severe photoaging and ALA from vegetable oils, as well as with ALA from fruit and vegetables, whereas no association was observed for ALA from dairy products. In women, ALA from vegetable oils also tended to be inversely linked to photoaging. Conclusions These findings suggest a possible benefit effect of n-3 PUFAs on skin aging. Nonetheless, further epidemiological studies are necessary to confirm our results and to gain additional insights into underlying mechanisms.