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Piede diabetico: la conversione dei fibroblasti in staminali aiuta la guarigione

stem cells human

Secondo un gruppo di ricercatori di Boston, i fibroblasti provenienti dalle ulcere del piede diabetico possono essere riportati ad uno stato pluripotente, fornendo un deposito di cellule autologhe con le quali trattare queste ferite.

"Queste cellule staminali pluripotenti indotte possono servire da deposito, in costante reintegro, di cellule autologhe", spiega il Dr. Jonathan A. Garlick. "La nostra speranza è che possano contribuire al trattamento personalizzato delle ferite croniche".

Come si legge nell'edizione online del 21 giugno di Cellular Reprogramming, il Dr. Garlick, della Tufts University, e colleghi hanno utilizzato il virus Sendai per riprogrammare con successo sei linee di fibroblasti derivanti, rispettivamente, dalle ulcere di due pazienti affetti da piede diabetico, dalla pelle sana del piede di due pazienti diabetici e dalla pelle sana del piede di due pazienti non diabetici.

I ricercatori hanno confermato la riprogrammazione a uno stato pluripotente con diversi criteri indipendenti.

Le cellule staminali pluripotenti indotte derivate dalle ulcere da piede diabetico erano simili a quelle derivate dalla pelle sana di pazienti sia diabetici che non diabetici. L'efficienza della riprogrammazione è stata fra lo 0,33% e lo 0,64%.

Per generare queste cellule staminali pluripotenti indotte senza l'integrazione di transgeni è stato impiegato il virus Sendai, confermano gli autori.

"L'uso di un sistema che impiega un vettore non-integrante", spiegano, "limita i rischi di inserimento di materiale genetico e minimizza il rischio di tumorogenesi in vista di un futuro uso clinico nella terapia rigenerativa".

Il Dr. Garlick ha commentato la pubblicazione dicendo: "I risultati che abbiamo ottenuto sono incoraggianti. A differenza delle cellule provenienti da pelle sana, le cellule prelevate da ferite croniche (come le ulcere da piede diabetico) sono difficili da coltivare e non sono in grado di restituire ai tessuti la loro normale funzionalità".

"Riportando queste cellule alla loro fase di sviluppo embrionale", ha concluso, "le abbiamo di fatto 'resettate' e abbiamo dato loro un nuovo punto di partenza, che ha permesso loro di differenziarsi in tipi cellulari specifici e guarire le ferite croniche nei pazienti che ne soffrono".

Riferimenti:

Cellular Reprogramming, edizione online giugno 2016; doi:10.1089/cell.2015.0087