Perché dovremmo abbandonare la "medicina basata sulle prove""
La medicina basata sull'evidenza è un termine ridondante nella misura in cui i medici hanno sempre affermato di praticare la medicina sulla base dei dati. Tuttavia, essi non sono d'accordo su ciò che costituisce esattamente la prova legittima e su come sintetizzare la totalità delle prove in modo da sostenere l'azione clinica.
Nonostante le affermazioni contrarie, sono stati fatti dei piccoli progressi per risolvere questo difficile problema e, in un modo che fosse anche formale. Gli aspetti che hanno portato all'errore sono stati la reificazione degli studi clinici randomizzati (RCTs) e il legame stretto di tali prove con lo sviluppo delle linee guida cliniche.
In parte, questo si riferisce a questioni statistiche e di finanziamento, ma riflette anche il fatto che gli eventi clinici che compongono gli RCTs non sono isomorfi con la maggior parte della pratica clinica.
Pertanto sono state proposte due soluzioni possibili, ma parziali: (1) testare empiricamente nelle nuove popolazioni di pazienti se le linee guida hanno gli effetti desiderati e (2) accettare che un ecosistema distribuito di opinioni potesse meglio sottoscrivere la buona pratica medica piuttosto che un modello di verità gerarchico o di consenso.
Storia della pubblicazione:
Titolo: Why we should let “evidence-based medicine” rest in peace
Rivista: Clinics in Dermatology. Volume 31, Issue 6 , Pages 806-810, November 2013
Autori: Jonathan Rees
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Abstract:
Evidence-based medicine is a redundant term to the extent that doctors have always claimed they practiced medicine on the basis of evidence. They have, however, disagreed about what exactly constitutes legitimate evidence and how to synthesize the totality of evidence in a way that supports clinical action. Despite claims to the contrary, little progress has been made in solving this hard problem in any sort of formal way. The reification of randomized clinical trials (RCTs) and the tight linkage of such evidence to the development of clinical guidelines have led to error. In part, this relates to statistical and funding issues, but it also reflects the fact that the clinical events that comprise RCTs are not isomorphic with most clinical practice. Two possible and partial solutions are proposed: (1) to test empirically in new patient populations whether guidelines have the desired effects and (2) to accept that a distributed ecosystem of opinion rather than a hierarchical or consensus model of truth might better underwrite good clinical practice.