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Infezione cutanea da Mycobacterium chelonae a Edimburgo e Lothian, nel sud-est della Scozia

Mycobacterium-chelonaePer quanto sappiamo, non era mai stata costruita prima una casistica che caratterizzasse l'infezione cutanea da Mycobacterium chelonae (M. chelonae) nel Regno Unito. Pertanto, abbiamo rivisto tutti i casi che si sono presentati nel nostro reparto tra il 1° Gennaio 2008 e il 31 dicembre 2012.

Obiettivi
Rivedere l'epidemiologia, le caratteristiche cliniche e la gestione dell'infezione cutanea da M. chelonae nel sud-est della Scozia, e confrontarle con i dati di prevalenza del resto del paese.

Metodi
Abbiamo eseguito una ricerca all'interno del database del Laboratorio di Riferimento Scozzese sui Micobatteri per individuare tutti i casi di infezioni cutanee da micobatteri.

Risultati
In totale, sono stati registrati 134 casi di infezione cutanea da micobatteri. 63 casi sono stati di origine tubercolare; dei restanti 71 casi, M. chelonae è stato l'organismo non-tubercolare più comune (27 casi). L'NHS Lothian Health Board nel sud-est della Scozia, che comprende la città di Edimburgo e Lothian (West Lothian, Midlothian e East Lothian), è stata la zona con più alta incidenza in tutta Scozia (12 casi). Tre sono stati i gruppi principali di pazienti nell'NHS Lothian Health Board ad aver contratto M. chelonae: i pazienti immunodepressi (6); quelli che si erano tatuati (4); e altri vari (2). Secondo noi, un caso in particolare rappresenta la prima relazione di infezione cutanea da M. chelonae associata all'immunosoppressione da corticosteroidi topici. La maggior parte dei pazienti sono stati trattati con monoterapia a base di claritromicina.

Conclusione
M. chelonae è il micobatterio non-tubercolare cutaneo più diffuso in Scozia. La prevalenza di M. chelonae a Edimburgo e Lothian, rispetto al resto della Scozia, è sproporzionatamente alto forse a causa di una maggiore consapevolezza locale e alle maggiori risorse stanziate per gli studi sui micobatteri. L'immunosoppressione con prednisolone sembra rappresentare un importante fattore di rischio. Inoltre, viene riportato anche il primo outbreak sulle infezioni correlate alla tatuazione. Pertanto, i medici dovrebbero essere consapevoli della possibile infezione cutanea da micobatteri e dovrebbero garantire che i campioni cutanei diagnostici siano tutti coltivati a temperature ottimali.

Storia della pubblicazione:

Titolo: Cutaneous Mycobacterium chelonae infection in Edinburgh and the Lothians, South-East Scotland, UK

Rivista: British Journal of Dermatology. doi: 10.1111/bjd.12901

Autori: V.E. Scott-Lang, A. Sergeant, C.G. Sinclair, I.F. Laurenson, A. Biswas, M.J. Tidman, V.R. Doherty, G.M. Kavanagh e S.A. Holme

Affiliazioni:Department of Dermatology and Scottish Mycobacteria Reference Laboratory, Royal Infirmary of Edinburgh Department of Pathology, Western General Hospital, Edinburgh

Abstract:
Background We are unaware of any existing case series characterising cutaneous Mycobacterium chelonae (M. chelonae) infection in the United Kingdom. We have reviewed all cases seen in our department between 1st January 2008 to 31st December 2012. Objectives To review the epidemiology, clinical features and management of cutaneous M. chelonae in South-East Scotland, and to compare prevalence data with the rest of Scotland. Methods The Scottish Mycobacteria Reference Laboratory database was searched for all cases of cutaneous mycobacterial infections Results A total of 134 cases of cutaneous mycobacterial infection were recorded. 63 cases were tuberculous; of the remaining 71 cases M. chelonae was the most common non- tuberculous organism (27 cases). NHS Lothian Health Board in South-East Scotland, which comprises the city of Edinburgh and the Lothians (West Lothian, Midlothian and East Lothian), was the area with highest incidence in the Scotland (12 cases). Three main groups of patients in NHS Lothian Health Board contracted M. chelonae: immunosuppressed patients (6); those who had undergone tattooing (4); and others (2). One case is, we believe, the first report of M. chelonae cutaneous infection associated with topical corticosteroid immunosuppression. The majority of patients were treated with clarithromycin monotherapy. Conclusion The most prevalent non- tuberculous cutaneous mycobacterial organism in Scotland is M. chelonae. The prevalence of M. chelonae in Edinburgh and the Lothians, compared to the rest of Scotland, is disproportionately high, possibly due to increased local awareness and established facilities for mycobacterial studies. Immunosuppression with prednisolone appears to be a major risk factor. The first United Kingdom out-break of tattoo-related M. chelonae infection has been reported. Clinicians should be aware of mycobacterial cutaneous infection and should ensure that diagnostic skin samples are cultured at the optimal temperatures.