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Un semplice test per valutare il rischio di melanoma

Arm mole count

Un gruppo di ricercatori italiani e inglesi sostiene che è possibile valutare il rischio di un individuo di sviluppare un melanoma in maniera facile e veloce, tramite la conta dei nevi presenti sul braccio del paziente.

Usando dati provenienti da uno studio condotto su oltre 3.500 gemelli di sesso femminile, i ricercatori hanno scoperto che la conta totale dei nevi (TBNC) è comparabile, in maniera statisticamente significativa, alla conta dei nevi sul braccio.

L'autore principale, Dr. Simone Ribero, del dipartimento di Ricerca sui Gemelli ed Epidemiologia Genetica presso il King's College di Londra, ha spiegato: "È un dato molto importante perché il numero di nevi presenti sul corpo è strettamente correlato al rischio di melanoma: nella popolazione bianca l'avere più di 100 nevi sul corpo corrisponde ad un aumento del rischio di melanoma di cinque-sei volte".

I ricercatori hanno dimostrato che una conta dei nei sul braccio superiore a 11 è associata ad un numero totale di nevi corporei superiore a 100. Il braccio è rimasto il sito più predittivo per la conta totale dei nevi, anche quando lo studio è stato replicato in una popolazione di controllo che includeva membri di ambo i sessi, hanno precisato il Dr. Ribero e colleghi.

Il team di ricerca suggerisce quindi che questo "metodo di valutazione facile e veloce venga usato come tecnica preliminare nella pratica clinica, per l'individuazione del rischio melanoma".

Il Dr. Ribero spiega che il metodo non è privo di limiti, ma estremamente utile: "Il rischio di sviluppare melanoma non è limitato al braccio, perciò non possiamo semplicemente esaminare il braccio del paziente e valutare il rischio di melanoma alla perfezione, tuttavia questo metodo potrebbe diventare uno strumento per stimare il numero di nevi totali e permettere una valutazione preliminare veloce del rischio di melanoma".Lo studio è stato pubblicato a fine ottobre, nell'edizione online del British Journal of Dermatology.

Negli ultimi anni sono stati fatti grandi progressi nella ricerca sul melanoma, soprattutto nella caratterizzazione delle linee germinali e delle mutazioni somatiche. Tuttavia, la conta totale dei nevicontinua a rimanere il più importante fattore di rischio per lo sviluppo del melanoma.

Gli autori dello studio fanno notare come contare i nevi presenti sul corpo di un paziente sia un processo laborioso e lento per il personale medico, per questo numerosi studi hanno cercato di individuare singoli siti corporei che potessero essere usati per stabilire approssimativamente il numero di nevi totali e stimare il rischio di melanoma.

Il team di ricercatori ha analizzato i dati provenienti da 3694 gemelle (età media 47 anni), che hanno preso parte allo studio TwinsUK fra il gennaio 1995 e il dicembre 2003, fra i quali esami della pelle e valori baseline. Gli esami della pelle comprendevano la valutazione del fototipo, la colorazione di capelli e occhi, la presenza di efelidi e la conta dei nevi relativa a 17 diversi siti corporei. Tutti gli esami sono stati condotti da personale infermieristico specializzato.

Il risultato medio della conta totale dei nei era 32, numero che diminuisce in maniera costante dopo i 30 anni (P < .001) seguendo una progressione che corrisponde ad una diminuzione pari a 4 nevi per decade di vita, negli anni che vanno dai 30 ai 60. 

I siti corporei con i risultati più significativi in termini di rapporto con il numero totale di nevi sono stati braccia e gambe, con coefficienti di correlazione di 0.50 e 0.51, rispettivamente, per il braccio destro e sinistro (P < .001) e di 0.49 e 0.48, rispettivamente, per la gamba destra e sinistra (P < .001). Da questo si evince che anche la conta dei nei sulle gambe è un metodo che permette di stimare il risultato della conta totale dei nevi, ma i ricercatori hanno preferito concentrarsi sulle braccia, perché contraddistinte dal coefficiente di correlazione più alto e perché più facilmente accessibili all'esame clinico.

Per confermare i risultati ottenuti, il team ha analizzato i dati provenienti dal braccio di controllo di uno studio caso-controllo sul melanoma, condotto nel Regno Unito e basato sullo stesso protocollo. Lo studio aveva coinvolto 162 uomini e 253 donne (età media 45 anni), per i quali il risultato della conta totale dei nevi era, rispettivamente, di 33 e 35.Correggendo per età, altezza, fototipo e sesso, l'analisi statistica ha rilevato che il sito corporeo più predittivo del risultato della conta totale dei nevi era il braccio destro,tanto negli uomini che nelle donne, (per l'intero braccio r = 0.86; P < .001; per il braccio dal gomito alla spalla r = 0.83; P < .001).

Usando i dati provenienti dallo studio TwinsUK e i dati della coorte femminile del gruppo di controllo, è stata calcolata l'area sottesa dalla curva ROC (Area Under Curve, AUC), per determinare il valore predittivo associato a conte totali di 50 e di 100.

I risultati indicano che una conta dei nevi sul braccio destro superiore a 7 nelle donne è predittiva di una conta totale dei nevi superiore a 50 (AUC 0,74; odds ratio aggiustata 8,81). Per la conta dei nei superiore a 100, una conta dei nevi del braccio destro superiore a 11 si è rivelato il miglior parametro predittivo (AUC 0,71; odds ratio aggiustata 9,38).

Il Dr. Ribero, seppur notando che ci sono altri fattori di rischio associati al melanoma, ha sottolineato come la conta dei nevi totali sia uno dei fattori di rischio più forti e ha spiegato che l'obiettivo della loro ricerca era "fornire uno strumento per lo screening a tutti gli operatori che si trovano a dover valutare il rischio melanoma".

Non si tratta di una ricerca del tutto nuova e, anzi, consolida i risultati di studi precedenti. In un precedente studio caso-controllo, condotto in Australia, il braccio destro era stato considerato come un forte predittore del rischio di melanoma, in termini di conta dei nevi (con varie soglie di punteggio impiegate), e una conta superiore a 10 dei nevi del braccio destro era stata associata ad un rischio melanoma 11 volte superiore.

Riferimenti:

British Journal of Dermatology, ottobre 2015; doi: 10.1111/bjd.14216