Sicurezza degli impianti al silicone: mancano prove definitive
Dopo quasi 10 anni dalla reintroduzione negli Stati Uniti delle protesi mammarie al silicone, mancano ancora prove che ne attestino la sicurezza in modo definitivo, questo quanto emerge da uno studio pubblicato il 9 novembre nell'edizione online di Annals of Internal Medicine.
"A causa delle molte lacune e delle incongruenze fra gli studi esaminati, è necessario che vengano condotti ulteriori studi per determinare se esista o meno un'associazione fra gli impianti al gel di silicone e problematiche di salute a lungo termine", scrivono i ricercatori, guidati dal Dr. Ethan Balk della Brown University School of Public Health di Providence, nel Rhode Island.
Secondo la American Society of Plastic Surgeons, nel 2014 la mastoplastica additiva è stata l'intervento di chirurgia plastica più frequentemente eseguito, con oltre 286.000 donne che si sono sottoposte all'intervento. In circa tre quarti di questi interventi vengono utilizzati impianti a base di silicone.
A differenza delle protesi riempite con soluzione fisiologica, gli impianti al silicone sono riempiti di gel per rendere il risultato più naturale, tanto alla vista quanto al tatto. L'agenzia americana per il farmaco FDA aveva interrotto la vendita degli impianti al silicone nel 1992 a seguito di una crescente preoccupazione da parte del pubblico americano, ma ha poi ribaltato la decisione e ne ha di nuovo autorizzato l'uso a partire dal 2006.
Nello studio in esame, i ricercatori hanno analizzato oltre 5.000 studi sugli esiti, dal punto di vista della salute, di questo tipo di interventi di chirurgia plastica. Solo 32 studi soddisfacevano i criteri di inclusione nello studio.
Gli studi, proveniente dal Nord America, dall'Europa e dall'Australia, si concentravano su donne che si erano sottoposte a interventi di inserimento di protesi mammarie fra il 1964 ed il 2003.
I ricercatori erano interessati ad individuare possibili collegamenti fra l'uso di protesi al silicone e diversi tipi di cancro, patologie del tessuto connettivo, artrite reumatoide, disturbi del sistema immunitario, disturbi della circolazione, patologie del sistema riproduttivo e problematiche legate alla salute mentale.
Per la maggior parte dei possibili collegamenti tuttavia, "esisteva al massimo uno studio in proposito, condotto con rigore scientifico" e i ricercatori non sono riusciti a trovare prove sufficienti per collegare protesi mammarie ad eventuali condizioni di salute. "Inoltre, poiché la maggior parte studi analizzavano tutti i tipi di protesi mammarie, i loro risultati non sono specifici per quanto riguarda gli effetti delle protesi in gel di silicone", segnalano gli autori.
Dagli studi è emersa un'ipotesi circa il collegamento fra protesi mammarie e diminuzione del rischio di tumore al seno e all'endometrio, mentre gli impianti sono stati collegati ad un aumentato rischio di cancro ai polmoni, disturbi del sistema immunitario e problemi circolatori.
I ricercatori hanno sottolineato come studi più ampi possano essere in grado di superare il divario in termini di prove, se gli autori di questi studi potessero rianalizzare i loro risultati per estrarne i dati specifici relativi alle protesi in gel di silicone, tenendo anche conto di variabili come la storia clinica familiare, l'uso di ormoni, il peso, la presenza di eventuale depressione e l'uso di sostanze.
Il nuovo studio è pensato come un supporto alla creazione di un registro nazionale delle protesi mammarie, amministrato in maniera congiunta dalla American Society of Plastic Surgeons e dalla FDA. "Il registro permetterà di analizzare lo stato di salute delle donne con protesi mammarie dal momento di inserimento degli impianti fino al momento della loro sostituzione", ha spiegato il Dr. Rod Rohrich, del Southwestern Medical Center in Dallas, afferente alla University of Texas.
"Speriamo che questo ci permetta di analizzare in maniera accurata gli effetti degli impianti nell'arco di 5, 10 o 15 anni, ossia quel che manca nei dati attualmente a disposizione", ha detto il dottor Rohrich, coautore di un editoriale che accompagna l'analisi, che ha anche fatto notare come le donne dovrebbero essere rassicurate sul fatto che i ricercatori non hanno trovato prove che colleghino eventi avversi gravi alle protesi mammarie, "ma abbiamo intenzione di operare uno stretto monitoraggio, perché vogliamo essere sicuri di poter individuare eventuali problemi anche a lungo termine nel caso in cui questi emergano".
In un altro editoriale, due medici olandesi sostengono che i dati riguardanti i problemi di salute di donne che hanno ricevuto protesi in gel di silicone meritano ulteriori indagini. "Il passo logico successivo è quello di concentrare studi futuri su questo gruppo di pazienti con sintomi dall'origine poco chiara, per identificare l'eventuale ruolo giocato dal sistema immunitario e delineare criteri per identificare le donne a rischio di complicanze legate alle protesi al silicone", scrivono il Dr. Prabath Nanayakkara e il Dr. Christel de Blok del VU University Medical Center di Amsterdam.
Riferimenti:
Annals of Internal Medicine, edizione online 10 novembre 2015; doi:10.7326/M15-1169