Evitare il sole: pericoloso quanto fumare?
Secondo uno studio durato 20 anni condotto su 30.000 donne svedesi, i non fumatori che evitano l'esposizione al sole hanno un'aspettativa di vita simile ai fumatori che si espongono regolarmente ai raggi solari.
Questi dati sembrano indicare che "evitare l'esposizione solare è un fattore di rischio importante tanto quanto il fumo", scrivono i ricercatori nell'articolo pubblicato il 21 marzo nel Journal of Internal Medicine.
Rispetto ai soggetti con una più alta esposizione al sole, l'aspettativa di vita degli individui che hanno evitato l'esposizione ai raggi solari è diminuita di 0,6-2,1 anni.
Il Dr. Pelle Lindqvist, dell'ospedale universitario di Karolinska in Sweden, e colleghi hanno scoperto che le donne che si espongono con maggiore frequenza al sole hanno un rischio minore di malattie cardiovascolari e di patologie come diabete, sclerosi multipla e malattie polmonari, di quelle che evitano l'esposizione al sole.
Uno dei punti di forza dello studio è che i risultati sono dose-specifici: i benefici aumentano con l'aumento dell'espozione ai raggi solari.
I ricercatori riconoscono che la più alta aspettativa di vita per gli amanti del sole sembra paradossale data l'opinione comune che l'esposizione al sole determina un aumento di rischio per i tumori cutanei.
"Abbiamo verificato un effettivo aumento del rischio per i tumori cutanei. Tuttavia, la prognosi dei casi di cancro alla pelle era migliore nei soggetti che si esponevano regolarmente al sole", ha sottolineato il Dr. Lindqvist.
L'esposizione solare è importante per la salute
Sulla base di questi risultati, ha spiegato l'autore principale, le donne dovrebbero evitare un'esposizione eccessiva al sole, ma considerare anche che una esposizione ridotta può essere più pericolosa di quanto si pensi.
"Nella nostra popolazione ci sono tre principali fattori riguardanti lo stile di vita che impattano in modo decisivo la salute degli individui: il fumo, l'essere sovrappeso e l'inattività", ha spiegato, "adesso sappiamo che ne esiste un quarto — la scarsa esposizione ai raggi solari".
Le restrittive linee guida del sistema sanitario svedese degli ultimi 40 anni, che sconsigliano l'esposizione al sole, potrebbero essere particolarmente pericolose in un paese, come la Svezia, con un indice UV massimo molto basso (< 3) per oltre 9 mesi l'anno.
Anche rispetto all'uso delle creme solari circolano molte idee e raccomandazioni sbagliate, secondo il Dr. Lindqvist: "Se si usa la crema solare per stare più a lungo al sole, la si sta usando nella maniera sbagliata; tuttavia se è necessario rimanere a lungo sotto il sole è meglio usare una protezione solare anziché non usarla".
"Le donne dalla pelle particolarmente pigmentata dovrebbero evitare di astenersi dall'esposizione al sole", ha aggiunto, ricordando come molte persone in India seguano raccomandazioni molto simili a quelle diffuse in Svezia, per quanto riguarda l'esposizione solare nel corso dell'anno. Il Dr. Lidnqvist ha ricordato che "poiché i melanomi sono rari fra le donne dalla pelle più scura, per questi soggetti l'esposizione al sole comporta più benefici che rischi".
Età e fumo
I ricercatori hanno studiato le abitudini di esposizione al sole come fattore di rischio in termini di aumento della mortalità su un campione di 29.518 donne senza una storia clinica di malignità, nel corso di uno studio prospettico dal follow-up ventennale.
Le donne sono state reclutate fra il 1990 e il 1992, quanto avevano un'età compresa fra i 25 e i 64 anni. All'inizio dello studio sono state raccolte informazioni dettagliate sulle abitudini di esposizione al sole, così come su fattori secondari di possibile interferenza come lo stato civile, il livello di educazione, il fumo, il consumo di alcol e il numero di parti.
Quando il fumo è stato preso in considerazione, si è scoperto che i soggetti fumatori di circa 60 anni con frequente esposizione al sole avevano un'aspettativa di vita di 2 anni superiore ai soggetti fumatori che evitavano l'esposizione al sole.
Gli autori riconoscono tuttavia alcune importanti limitazioni dello studio. Fra le altre, l'impossibilità di differenziare fra l'esposizione al sole frequente nel contesto di uno stile di vita salutare e l'esposizione al sole frequente nel contesto di uno stile di vita sedentario.
Il ruolo della vitamina D: una questione ancora aperta
I risultati dello studio svedese vanno ad aggiungersi al corpus di dati che da anni alimentano il dibattito sul ruolo della vitamina D nel quadro della salute umana e sul quantitativo ottimale di vitamina D necessario per la popolazione, ma il ruolo dello studio non è certo decisivo.
"Non è possibile determinare con precisione se gli effetti positivi dell'esposizione al sole emersi nel corso di questo studio siano dovuti alla vitamina D, ad un altro meccanismo correlato all'azione della radiazione ultravioletto o ad un altro fattore non esaminato". Perciò, concludono gli autori, "è necessario che vengano condotte più ricerche in questo campo".
Il Dr. Lindqvist ha commentato: "Gli studi condotti in Irlanda dimostrano che la carenza di vitamina D influenza la degenerazione maligna dei melanomi. Questi risultati sono in linea con i nostri: i melanomi dei soggetti con scarsa esposizione al sole avevano una prognosi peggiore".
Riferimenti:
Journal of Internal Medicine, edizione online del 16 marzo 2016; doi:10.1111/joim.12496