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USPSTF sullo screening cutaneo nell’ambito delle cure primarie

esame cutaneo

Secondo le raccomandazioni diffuse dalla US Preventive Services Task Force (USPSTF), le prove a favore del condurre regolari screening cutanei su adulti asintomatici nell'ambito delle cure primarie sono "insufficienti".

L'influente organizzazione statunitense ha diffuso le nuove raccomandazioni in un rapporto pubblicato il 26 luglio 2016 nella rivista JAMA.

Nel rapporto si legge che le prove scientifiche sono ancora poco numerose e di qualità troppo scarsa per poter determinare se i benefici di questo tipo di screening superino gli svantaggi.

Si tratta della stessa posizione già resa nota dalla USPSTF nel 2009, nel precedente rapporto diffuso dalla task force statunitense. Tuttavia, il rapporto non nega del tutto l'utilità di questo tipo di screening: "i medici di base dovrebbero conoscere i dati disponibili in merito e decidere in base alle caratteristiche del singolo individuo e della situazione", scrivono gli autori del rapporto, guidati dalla Dr.ssa Kirsten Bibbins-Domingo della University of California di San Francisco.

I dati disponibili sono elencanti per esteso nella revisione sistematica aggiornata, pubblicata su JAMA insieme al rapporto.

Gli autori del rapporto sottolineano come altre organizzazioni di spicco non abbiano ancora diffuso delle linee guida specifiche al riguardo, fra queste l'American College of Physicians, l'American College of Preventive Medicine e l'American Academy of Dermatology. Tuttavia, l'American Cancer Society raccomanda a tutti gli adulti di sottoporsi a regolari screening cutanei nel quadro dei controlli di prevenzione dei tumori.

Le nuove raccomandazioni non dovrebbero essere lette negativamente, sottolineano gli autori di un editoriale che accompagna la pubblicazione del rapporto su JAMA: "Dire che 'le prove a favore sono insufficienti' non significa dire che questi screening siano privi di benefici e il pubblico, i medici e la stampa dovrebbero evitare di interpretare negativamente le dichiarazioni della USPSTF", scrivono il Dr. Hensin Tsao, del Massachusetts General Hospital di Boston, e il Dr. Martin A. Weinstock, della Brown University di Providence.

Sebbene insufficienti, infatti, i dati circa l'utilità degli screening cutanei nell'ambito delle cure primarie sono in crescita: "Le prove a supporto dell'impatto benefico di questi screening sono molto migliorate rispetto a quelle disponibili un decennio fa", scrivono i due autori.

Gli editori di JAMA sono convinti che la questione degli screening cutanei sia un tema molto importante, infatti, oltre al saggio del Dr. Tsao e del Dr Weinstock, sono stati commissionati altri tre editoriali sullo stesso tema, destinati alla pubblicazione in altre tre riviste edite dalla American Medical Association.

Uno degli editoriali contraddice le linee guida diffuse dalla USPSTF e propone che questo tipo di screening entri a far parte dei controlli di routine, mentre gli altri due sottolineano l'importanza degli screening cutanei e la crescente necessità di strategie di prevenzione e individuazione precoce dei tumori cutanei.

In un editoriale pubblicato in JAMA Dermatology, tre esperti hanno sottolineato come le nuove raccomandazioni si applichino solo ai casi di adulti asintomatici e solo nell'ambito specifico dell'assistenza medica di base.

"Il rapporto della USPSTF non riguarda i soggetti con sintomi sospetti, né i soggetti da considerarsi 'a rischio' per via della loro specifica storia familiare, personale o sulla base di altri fattori", scrive la Dr.ssa Susan M. Swetter, della Stanford University in California.

Le nuove linee guida, inoltre, non riguardano i dermatologi. "La USPSTF non diffonde linee guida rivolte agli specialisti, come i dermatologi, che effettuano controlli di routine sui soggetti ad alto rischio".

Tuttavia, secondo il parere degli editorialisti, "il sistema sanitario statunitense deve assumere un atteggiamento proattivo nei confronti delle pratiche di prevenzione e di diagnosi precoce dei tumori cutanei". Essi ritengono che sia necessario creare campagne educative che stimolino i pazienti appartenenti alle categorie considerate 'ad alto rischio' (ad esempio, gli uomini caucasici sopra i 50 anni e gli individui con nevi atipici o con una storia familiare di melanoma) a sottoporsi a controlli regolari.

A seguito di questo tipo di campagne potrebbero essere poi redatti studi di follow-up: "gli studi dovrebbero verificare se questo tipo di campagne mediatiche possano, da sole, contribuire significativamente a ridurre l'incidenza di melanomi diagnosticati in stadio già avanzato", scrivono la Dr.ssa Swetter e colleghi.

Un approccio proattivo basato sulla diffusione di campagne informative dovrebbe includere la promozione di pratiche di auto-screening per identificare nevi atipici, una raccomandazione che non è stata inclusa nelle linee guida diffuse dalla USPSTF. Questo tipo di esame è conosciuto come 'screening di lesione sospetta' ed un recente studio condotto in Belgio ne ha evidenziato i benefici [1].

 

Dalla Germania arrivano segnali positivi

Un altro trio di esperti, autori di un editoriale pubblicato in JAMA Internal Medicine, ha commentato le nuove raccomandazioni diffuse da USPSTF dicendo che queste potrebbero 'confondere' tanto i medici che i pazienti.

"Molte organizzazioni si sono dichiarate a favore degli screening regolari; i tumori cutanei sono più facili da individuare in quanto visibili e questo tipo di esame non è né doloroso né invasivo", scrivono gli autori dell'editoriale, guidati dalla Dr.ssa Eleni Linos, della University of California di San Francisco. Tuttavia, anch'essi riconoscono che non sono stati condotti studi clinici randomizzati che possano comprovarne l'efficacia.

Al momento, i risultati più consistenti vengono da uno studio, denominato Skin Cancer Research to Provide Evidence for Effectiveness of Screening in Northern Germany (SCREEN), condotto in uno degli stati della repubblica federale tedesca fra il 2003 ed il 2004.[2]

Questo progetto multiaudience ha mostrato una riduzione relativa nella mortalità del melanoma pari al 48% a seguito di una campagna di sensibilizzazione sul tema dei tumori cutanei, di un programma di educazione e formazione rivolto ai medici e di un piano di screening basato su un singolo esame visivo della pelle, che ha coinvolto quasi il 20% degli adulti.

Tuttavia, il programma nazionale avviato in seguito a SCREEN non ha ancora mostrato benefici sulla mortalità dopo 5 anni di follow-up. Inoltre, secondo il parere degli editorialisti, lo studio SCREEN solleva più di un dubbio metologico.

Il trio sottolinea l'importanza di evitare i lettini abbronzanti e di usare creme di protezione solare, citando l'efficacia del programma australiano SunSmart che raccomanda l'uso di abiti e copricapo che schermino il corpo dal sole, di protezioni solari adeguate e che incoraggia l'abitudine a cercare frequentemente riparo all'ombra. Il programma di prevenzione attivato in Australia, infatti, ha già fatto registrare una diminuzione nell'incidenza di tumori cutanei nella popolazione adulta.

Riferimenti:

JAMA 2016;316(4):429-435; doi:10.1001/jama.2016.8465
[1] JAMA Dermatology 2016;152(1):27-34; doi:10.1001/jamadermatol.2015.2680
[2] JAMA Dermatology 2012 Feb;66(2):201-11; doi: 10.1016/j.jaad.2010.11.016