Dove va la Tricologia?
Andrea Marliani
Firenze
Strano destino quello della tricologia... L'uomo da tempo immemorabile, da quando è diventato umano e forse ancora da prima, si è sempre preoccupato per i suoi capelli fino alla nevrosi.
La medicina, da quando è nata, subito si è occupata dei capelli: il più antico specialista in malattie dei capelli di cui si ha notizia è l'egizio Hakiem el Demagh che pare fosse al servizio del Faraone Ramses II (circa 1250 anni avanti Cristo), che soffriva di alopecia areata.
Quando però la medicina occidentale ha creduto di trovare la propria identità e le proprie specializzazioni ed ha creduto di essere diventata nobile, ha rinnegato la tricologia come scienza impura. Tanto che, salvo poche grandi eccezioni, la maggior parte dei medico e anche dei dermatologi ha prestato scarso interesse ai problemi dei capelli; tanto che il termine tricologia compare sullo Zingarelli solo dal 1997.
Il dermatologo è il medico abilitato alla cura della pelle e dei suoi annessi cioè capelli ed unghie. Il dermatologo dovrebbe essere il medico tricologo ma quando ero uno specializzando in dermatologia non esisteva nessun libro (almeno in italiano) che parlasse di tricologia e le lezioni durante i corsi di specializzazione erano limitate alle tigne, alla alopecia areata ed a qualche ora di racconti, per lo più aneddotici.
Un dermatologo “serio” non doveva occuparsi di tricologia: un notissimo professore toscano, direttore di cattedra, faceva malamente cacciare dal suo studio tutti coloro che andavano a disturbarlo per problemi di capelli.
Chi, dei giovani specialisti, si voleva occupare di tricologia lo faceva quasi di nascosto, quasi vergognandosi e senza dirlo ai colleghi e soprattutto ai docenti; non aveva maestri e quel che apprendeva lo imparava sul campo.
Altri, ovviamente, si sarebbero occupati di capelli... nonne, parrucchieri, tricologi improvvisati e, soprattutto, centri tricologici di estrazione imprecisata ed imprecisabile. Questi centri erano ovviamente criticati dalla Dermatologia Ufficiale che però niente faceva in tricologia e neppure ci provava; semplicemente non se ne curava e… criticava.
Lo stesso termine “tricologia” non veniva mai pronunziato ma si parlava e si doveva parlare di "malattie degli annessi cutanei".
Del resto la tricologia in senso odierno era allora giovane. Gli studi di Hamilton, con i quali si può dire che nasca la tricologia moderna, sono del 1942 e le pubblicazioni di Norwood del 1970.
Poi negli anni ’80 qualcosa è cambiato… Improvvisamente… l’industria farmaceutica ha prodotto i primi farmaci finalizzati a cambiare il decorso naturale della calvizie maschile (progesterone e minoxidil prima, la finasteride poi) ed ha inizianti a spendere fiumi di denaro e investire in ricerca tricologica e congressi. La tricologia è diventata allora, per tutti, qualcosa di dignitoso. La Dermatologia Ufficiale ha quindi rivendicato i suoi diritti in polemica, quasi in guerra, con tutti coloro che, fino a quel tempo si erano occupati di capelli: così detti “tricologi“ ma anche, endocrinologi, ginecologi, chirurghi plastici ed medici estetici. É partita anche una “guerra ai Centri Tricologici”. Grandi Professori sono stati nominati Tricologi (d’Ufficio) e chi, in Italia, si occupava già prima, magari seriamente, di tricologia è stato spesso emarginato.
Ma pian piano la tricologia ha continuato a crescere ed evolversi.
La tricologia sì ormai separata dalla dermatologia, dalla endocrinologia, dalla genetica, dalla medicina estetica … diventando una disciplina a sé, polispecialistica. Non basta più essere un bravo dermatologo o endocrinologo per essere un buon Medico Tricologo.
Da allora è iniziata una nuova storia e un nuovo capitolo di questa avventura...